La fine della famiglia
Consapevolmente libero da generi letterari, questo
romanzo-non romanzo ha i tratti del memoir,
della saga familiare, del romanzo di formazione, dell'autobiografia
immaginaria.
Panorama critico di una galassia familiare, è insieme un atipico,
ondivago dipanarsi del filo mercuriale di una coscienza femminile, di cui l'assenza
di una maschera sociale — di lei non si
conosce né nome, né età o professione —
ripercorre il suo ruolo di straniera in famiglia, di elemento dissonante
che diverge dal nucleo.
Protagonista è infatti ciò che lei stessa di sé per prima non
conosce, quel lato oscuro che si manifesta attraverso le fobie — tra cui la
paura del sangue e quella di guidare la macchina — e gli attacchi di panico di
cui soffre.
Sono state queste caratteristiche a renderla un corpo estraneo al
proprio ambiente familiare, o è quest'ultima che fin dall'infanzia ha
determinato le cause della sua profonda fragilità emotiva e mancanza di
autostima? Domanda aperta in cui solitudine, frustrazione, voglia di riscatto e
un'impietosa analisi personale e dei meccanismi interni alla famiglia, sono la
trama senza trama cui si lega un più ampio sottotesto filosofico e
psicanalitico.